2) Boccaccio e la peste: il Decameron
3) Il nostro podcast => UN VIAGGIO NEL TEMPO:" LA PESTE ED IL COVID-19"
La peste è una malattia infettiva di origine batterica tuttora diffusa in molte parti del mondo, anche in alcune regioni dei paesi industrializzati. E’ causata dal batterio Yersinia pestis, che normalmente ha come ospite le pulci parassite dei roditori, ratti, alcune specie di scoiattoli, cani della prateria. In qualche caso le pulci possono infettare anche gli animali domestici come i gatti. Normalmente, Yersinia circola tra queste specie senza causare alti tassi di mortalità, e quindi questi animali sono sostanzialmente delle riserve infettive di lungo termine. Occasionalmente, un’epidemia può uccidere anche grandi quantità di roditori e le pulci, in cerca di nuovi ospiti, si trasmettono anche agli esseri umani, diffondendo la malattia. Da quale batterio fosse provocata la malattia è stato scoperto solo avanti con il tempo, quando le conoscenze mediche hanno ragiunto un certo approfondimento.Il fatto che prima non si potesse avere idea da dove essa provenisse non ha permesso di trovare una cura in grado di eliminare la malattia e, per questo, il numero di morti è stato altissimo.
L’origine della peste è molto antica e, per la sua forza distruttrice, è diventata nell’immaginario collettivo la ‘morte nera’, la malattia che ha accompagnato l’umanità nei secoli e che per questo è spesso presente nelle grandi opere letterarie e artistiche. La storia della grande peste nell’Europa del 1350, che ha causato la morte di quasi un terzo della popolazione europea e ha letteralmente contagiato tutti i paesi del Mediterraneo alla Scandinavia e la Russia nel giro di cinque anni, è particolarmente sinistra perché è stata la conseguenza di un atto deliberato di bioterrorismo. Nel 1347, infatti, l’esercito dei tartari stava assediando Caffa, scalo commerciale della città di Genova in Crimea. Le fila dell’esercito orientale erano sconvolte da un’epidemia di peste, diffusa da qualche anno in Asia e così il khan Ganibek decise di utilizzare i corpi dei soldati morti per espugnare la città, catapultandoli oltre le mura. I marinai genovesi, scappando da Caffa, portarono la peste nei porti del Mediterraneo e da lì la malattia si diffuse in tutta Europa. E in Europa rimase come endemica, tornando a cicli di 10-12 anni, per i successivi tre secoli almeno. Anche oggi, nonostante sia ormai una malattia dalla diffusione molto limitata, la peste ha un potere evocativo notevole e riporta immediatamente a immagini di orrore e di devastazione.
Il Decameron è un'opera di Boccaccio, scritta tra il 1349 e il 1353. Il libro narra di dieci giovani,ovvero tre uomini e sette donne, che per quindici giorni si trattengono fuori da Firenze e si recano in una villa sulle colline per scappare dalla peste che in quel periodo era molto diffusa; ogni giorno si raccontano una novella a testa, per dieci giorni.
C'era un preciso regolamento: quotidianamente veniva eletta una persona che avrebbe fissato il tema del giorno, il quale tutti dovevano poi sviluppare nei loro racconti. Solo Dioneo poteva non rispettare il tema stabilito, però avrebbe dovuto raccontare la sua novella per ultimo. La prima e la nona giornata avevano un tema libero.
Sono due gli argomenti principali dell'opera: nel primo l'autore voleva spiegare ai fiorentini che, se si ha il giusto spirito, si può affrontare e superare qualsiasi sventura che ci colpisca, proprio come fanno i dieci giovani rispetto alla peste che si abbatte in quel periodo sulla città. Il secondo argomento riguarda il rispetto e la considerazione di Boccaccio verso le donne: egli infatti scrive che quest'opera è proprio dedicata a loro, in quanto all'epoca le donne erano coloro che leggevano di più e quindi avevano più tempo per dedicarsi alla lettura delle sue opere.
Boccaccio riesce a spiegarci, grazie all'introduzione della sua opera, la situazione all'epoca della peste.
"Dico adunque che giá erano gli anni della fruttifera Incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nell’egregia cittá di Firenze, oltre ad ogni altra italica nobilissima, pervenne la mortifera pestilenza, la quale o per operazion de’ corpi superiori o per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata, quelle d’innumerabile quantitá di viventi avendo private, senza ristare d’un luogo in uno altro continuandosi, inverso l’Occidente miserabilmente s’era ampliata.(...)"
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In questo tratto dell'introduzione Boccaccio ci dice in quale data è giunta la peste a Firenze, ovvero nel 1348, ed ipotizza alcune teorie dell'epoca su quale possa essere stata la causa scatenante di questa malattia, come l'influsso dei corpi celesti o una punizione divina per i peccati degli esseri umani. Inoltre ci dice che la peste proveniva dall'Oriente e poi si è diffusa in Occidente.
"E non come in Oriente aveva fatto, dove a chiunque usciva sangue del naso era manifesto segno d’inevitabile morte: ma nascevano nel cominciamento d’essa a’ maschi ed alle femine parimente o nell’anguinaia o sotto le ditella certe enfiature, delle quali alcune crescevano come una comunal mela ed altre come uno uovo, ed alcuna piú ed alcuna meno, le quali li volgari nominavan «gavoccioli». E dalle due parti predette del corpo infra brieve spazio di tempo cominciò il giá detto gavocciolo mortifero indifferentemente in ogni parte di quello a nascere ed a venire: ed appresso questo, si cominciò la qualitá della predetta infermitá a permutare in macchie nere o livide, le quali nelle braccia e per le cosce ed in ciascuna altra parte del corpo apparivano a molti, a cui grandi e rade ed a cui minute e spesse. E come il gavocciolo primieramente era stato ed ancora era certissimo indizio di futura morte, e cosí erano queste a ciascuno a cui venivano.(...)"
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L'autore ci descrive come la peste si sia manifestata sia in Oriente che in Occidente, spiegando che in Oriente alle persone ammalate usciva il sangue dal naso, mentre in Occidente sul corpo dei contagiati spuntavano dei rigonfiamenti, che venivano chiamati "gavoccioli", e che successivamente diventavano delle macchie nere. Dopo la manifestazione dei sintomi era alta la probabilità che la persona sarebbe morta.
"E piú avanti ancora ebbe di male: ché non solamente il parlare e l’usare con gl’infermi dava a’ sani infermitá o cagione di comune morte, ma ancora il toccare i panni e qualunque altra cosa da quegli infermi stata tócca o adoperata pareva seco quella cotale infermitá nel toccator trasportare.(...) Dalle quali cose e da assai altre a queste simiglianti o maggiori nacquero diverse paure ed imaginazioni in quegli che rimanevano vivi: e tutti quasi ad un fine tiravano assai crudele, ciò era di schifare e di fuggire gl’infermi e le lor cose; e cosí faccendo, si credeva ciascuno a se medesimo salute acquistare.(...)"
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Lo scrittore spiega che la trasmissione della malattia non avveniva solamente toccando i malati, ma anche maneggiando i loro abiti o le cose che precedentemente essi avevano toccato, e questo provocò nella popolazione il terrore del contagio e conseguentemente la discriminazione e l'allontanamento verso le persone affette dalla peste.
Questo podcast ha lo scopo di mettere a confronto la peste e il covid 19 spiegandone similitudini e differenze, utilizzando come principale fonte di riferimento per le informazioni sulla peste il Decameron di Boccaccio.
Le autrici del podcast sono:
Aschei Allegra, Carabelli Gabriella, Esposito Anna, Mainetti Azzurra.